18 settembre 2021 – Impremix
Altra presenza alla tappa di Asti dell’Independent Grand Tour. Partecipa la nostra autrice Elena Gherra
Altra presenza alla tappa di Asti dell’Independent Grand Tour. Partecipa la nostra autrice Elena Gherra
Qualche parere dei lettori:
Caro Mauro,Ho da poche ore terminato di leggere “Un paese di secondo mano”.Benché non richiesta, ci tengo a darti la mia opinione.Non fosse per altro che appartengo alla scuola di pensiero secondo cui scrivere è un atto di coraggio e merita (quasi) sempre considerazione.Innanzitutto trovo convincente lo stile narrativo: le immagini iperboliche e le esasperazioni di alcune situazioni sono al medesimo tempo gustosissime e incisive sul piano semantico.Mi è sembrato invece un po’ macchinoso lo scorrimento del racconto, nel senso che si fa fatica a coglierne l’unitarietà: più che una storia singola rischia di assomigliare più ad una serie di episodi non necessariamente tra loro legati, dai quali comunque emerge sempre lo spirito di fondo.Venendo proprio a questo punto, ti confesso di apprezzare enormemente la sensazione di rassegnazione verso la comunità di Montescuro di Sotto incarnata dal protagonista. È drammaticamente attuale, almeno per me. Lo sconforto di fronte a dinamiche talmente misere eppure così comuni da divenire “regola” mi sembra una chiave di lettura tanto aderente alla realtà quanto inquietante.Per certi versi, considerata anche la brevità, il testo assomiglia quasi ad un’invettiva sotto forma di satira, un po’ come quelle di Giovenale, il quale d’altronde non mancava di ricordare “omnia Romae cum pretio”.In definitiva, ho iniziato il libro convinto di leggere un’opera di narrativa con una trama ben rintracciabile e l’ho chiuso considerandolo un’opera di denuncia di un certo (mal)costume.Non che i due aspetti non possano stare insieme, ma personalmente ho trovato più carente il primo.Detto ciò, i miei complimenti sono autentici, finanche macchiati di una punta di invidia. Sei un orgoglio rivarolose.In conclusione, affinché tu possa dare il giusto peso alle mie parole, ci tengo ad informarti che queste ti giungono da un futuro dipendente di un Comune di un paesotto di provincia, il quale, perennemente adirato per non essere riuscito ad occupare spazi più ambiti, agognerà il maggior numero possibile di lunedì in mutua, omaggiando il necessario medico condotto di bottiglie prelevate dalla sterminata cantina del padre. Chè, come è noto, non beve ma ne riceve.Ti abbraccio,31 agosto 2021 Giacomo Gustavino
Un paese di seconda mano
Il titolo descrive già l’abdicazione morale degli abitanti di un paesino che è anche un cliché italiano, dove la morale e i diritti vengono scambiati con situazioni di comodo che imprigionano tutti nella grettezza e nell’egoismo senza futuro. Potrebbe essere un racconto d’ambiente, alla Simenon, se non fosse per la lucida analisi sociologica che descrive il punto di vista del protagonista, escluso da questo mondo di meschinità perché forestiero ed in fondo precario.Sono due mondi a confronto: quello che potrebbe essere è quello che è.L’osservatorio del medico condotto, resta lucido e razionale proprio perché smarcato dalla gente del paese, istituzionalmente autorevole ma sostanzialmente indipendente e poco disponibile al facile compromesso.Leggendo mi è venuta in mente la poesia di Pavese “ i mari del sud” in cui il cugino, considerato un disperato perché emigrato, una volta tornato col denaro, dice dei compaesani: “qui buoi e persone son tutta una razza!”Anche lui forestiero, dopo anni di assenza, con la langa nel cuore, eppure oramai estraneo all’ambiente ristretto del paese.I diversi capitoli sono dei flash su personaggi emblematici e situazioni tipiche che rappresentano il paradigma della rinuncia, in cui il diverso, in quanto forestiero, ha diversi livelli di emarginazione, tutti indirizzati però alla difesa di uno status quo che è la ricerca del male minore, del certo per l’incerto…C’è molta ironia nel giovane dottore, e in alcuni che condividono la sua sorte. A unirli è l’amarezza di fare le cose giuste per la gente sbagliata, di essere insomma fuori posto, fuori contesto.L’epilogo è scontato ma resta il ricordo, l’esperienza di quella vita adattata e un po’ vigliacca di una certa provincia che ci è molto vicina sempre.Non c’è prospettiva di riscatto.Si descrive il ventre molle in cui si insinuano i politicanti faccendieri con le furbizie che siamo abituati a riconoscere tra le colonne dei quotidiani.Avrei voluto leggere di più di quei dialoghi, non il senso ma le parole: penso che avrebbero dato più freschezza al racconto.Pare in effetti scritto tutto d’un fiato e ciò che viene detto in astratto, il senso del libro e i ragionamenti, mi avrebbe fatto piacere sentirlo dalle vive parole dei personaggi, così che la morale vivesse di vita propria e non fosse presentata già digerita.Ma io un libro non l’ho mai scritto e non mi sono mai misurato con un progetto così complesso e articolato in diversi capitoli…Da ultimo, mi ha commosso l’inserimento di personaggi conosciuti in altri contesti, che sono stati inseriti per rendere omaggio alla loro vita, la trovò una bella e nobile idea.Lo stile, a tratti un po’ troppo letterario, ogni tanto fa perdere freschezza alla narrazione, che ho trovato comunque avvincente.È un libro notevole che ho letto volentieri e consigliato agli amici.19 agosto 2021 Valter Gamba
Bella pagina di recensione su “L’Altrove“
Si parla di bullismo sulle pagine torinesi de “La Repubblica”…
recensione a firma “n.g.” su Repubblica.
Riceviamo da Alessandro Reano, e volentieri pubblichiamo:
L’intento dichiarato è quello di fare emozionare… e ci riesce benissimo! Tanto le cronache quanto le riflessioni. Ho amato particolarmente le descrizioni delle persone(aggi?) descritti, sia di quelli che conosco personalmente sia di chi non ho avuto il piacere di conoscere:essenziali ma molto caratterizzanti.
Lo stile è molto scorrevole e piacevole, caratterizzato sia dalla sensibilità sia dall’ironia ( pacata ma sempre assai puntuale) che sono proprie dell’Autore.
Consiglio la lettura agli operatori sanitari che penso si ritroveranno facilmente nei momenti e pensieri difficili scaturiti dalla pandemia (a proposito… grazie Diego soprattutto per aver portato alla luce, con schiettezza, tante cose che talvolta abbiamo persino paura di ammettere nel nostro intimo).
Consiglio la lettura anche (e soprattutto) a chi non lavora in sanità: è l’occasione per avere il racconto emozionante, lucido, sensibile, senza abbellimenti di quello che é accaduto e accade in ospedale e nei mondi che lo circondano (famiglie comprese).
Una grande soddisfazione arrivare ai grandi quotidiani nazionali con i lavori dei ragazzi delle scuole primarie.
Grazie a Sara Strippoli per la sensibilità.
riceviamo e volentieri pubblichiamo:
una bella recensione a firma del prof. Gianluigi Camera
…“Ma non torna per te l’ora fuggita”
Valeria Amerano ha pubblicato la sua prima Raccolta di poesie: “Note di un carillon”, Edizioni Impremix Visual Grafika, 2021.
Apro, a caso, il volumetto:
…“Sulle pareti le ombre dei mobili/ che non ci sono più,/ ricordi come muri maestri/ cui si appendevano gli specchi/ spente le lampade dei sogni” …
E ancora:
…“Un palpito d’ansia/ che somiglia al ricordo della gioia/ ti mostrerà allo specchio/ sotto un velo di rughe/ il volto che non sei più” …
Persisto nelle aperture casuali:
…“Dirai bugie/ cui fingerò di credere./ Nulla somiglierà all’incanto del giardino/ nella prima stagione/”…
E più avanti:
“Ho diviso la cena con la sedia vuota/ e rimpianto la fugace intimità/ della parola e della pelle/ …
Solo ora capisco il significato profondo del titolo dato alla Raccolta: “Note di un carillon”. La scelta rimanda il lettore all’immagine dell’antico strumento che mentre ci rallegra col suono di vecchi motivi richiama la nostalgia di dolcezze e di gioie passate. I versi di Valeria propongono spunti e sentimenti antichi che il presente tende invano a cancellare. Penso sia questa la sigla che governa la poetica di Valeria: la struggente nostalgia di un passato che, travolto dall’urgere dell’oggi, ci ripropone, soffusa di tristezza, una realtà vissuta che non può ritornare se non richiamata dai versi.
“Torna tornando il sol per me la vita/ma non ritorna per te l’ora fuggita.” recita la meridiana della poesia omonima. Il motivo di fondo della nostalgia è declinato in mille forme diverse e prende vita da un’infinità di stimoli e di occasioni: il volto di una vecchia che contempla allo specchio le rughe; la meridiana che non riesce a far tornare l’ora fuggita, il senso incompiuto di un amore ancora chiuso nella pietra di occasioni mancate, il sogno della madre scomparsa che invita la figlia a non piangere… Ogni poesia si apre come uno squarcio di un passato gioioso e felice che illumina per un istante un presente precario ed insignificante. E dall’intervista di Valeria con la giornalista Rosanna Caraci ricavo alcune illuminanti considerazioni: possediamo veramente solo le cose che perdiamo perché solo il ricordo idealizzato riesce a darci la dimensione preziosa e più autentica dei nostri vissuti. E ancora: solo la poesia riesce a far rivivere i ricordi di ieri. La poesia di Valeria Amerano fiorisce nel richiamo impossibile di squarci ineffabili di vita.
Una considerazione ancora sullo stile di scrittura incisivo, essenziale, trasparente. L’ermetismo ne è bandito; emerge la chiarezza delle immagini che invitano ad una lettura avvolgente. Ma ogni lettura si conclude con la gioia interrotta di un bene che sfuma appena raggiunto per riproporsi sul richiamo dell’arte.
Su Terzo binario bella recensione sul lavoro dei ragazzi della 3C