continuano a arrivare contributi, ecco quelli di:
Annamaria Bertolino, docente: Giusy Barbagiovanni riflette sulle sue esperienze di studio, di lavoro, di vita e ci invita a riflettere: le storie e l’arte ci accompagnano, non siamo mai soli, siamo “umanità”, un po’ draghi un po’ cavalieri, principesse o mendicanti. Ci mostra che il legno di cui sono fatte le marionette è solo il tramite per racconti di anime, di persone vere, incarnate. L’intelligenza e la pazienza della tessitrice rivelano il disegno della vita attraversata da fili colorati e vivaci, da incontri “nodali” che la impreziosiscono e la rendono unica. Una bella prospettiva. Grazie cara Giusy!
Lidia Randazzo, ex docente: il libro di Giusy Barbagiovanni è un’ autobiografia quasi poetica. L’ artista racconta la sua vita e i suoi incontri con tale precisione ed entusiasmo da coinvolgermi piacevolmente.
Cetti Giuffrida, ex docente: Giusy Barbagiovanni, artista dagli interessi poliedrici, dotata di fervida creatività, è riuscita, con il suo libro, a trascinarmi in un mondo di dolci ricordi d’infanzia e di esperienze artistiche particolari, svelandomi la dimensione magica e talvolta “sacra” delle marionette, dei burattini, delle bambole e dei pupi. Durante la lettura colgo il suo vivo interesse per “l’altro”, per le culture “altre” del mondo e anch’io ne rimango affascinata.
Anna Maria Ficco, consulente filosofico: con bella scrittura Giusy si racconta in “…una vita tra le figure animate” rivelando pienamente i tratti che già conoscevo dai suoi testi precedenti: la precisione sapiente dell’artigiano e la grazia del vero artista. Si, grazia e saggezza: infatti, pure nella luminosa levità delle figure e delle rappresentazioni evocate nel testo, non viene mai a mancare la profondità da cui prendono vita e spessore. In questo nuovo libro Giusy ci fa incontrare soprattutto il soggetto narrante nel suo cammino esistenziale ed artistico, mescolando i volti delle persone significative che l’ hanno accompagnata con le figure animate che lei stessa ha fatto nascere dopo una gestazione fatta di uno studio vasto e attento, unito a una pratica artistica sempre coltivata e affinata. La lettura di questo nuovo libro mi ha permesso di constatare una volta di più come sia vero che il centro magmatico e creativo dell’uomo si trovi nell’esperienza vitale dei singoli individui resa consapevole e “distillabile” in forma artistica da una mente talentuosa e un cuore puro, disponibili all’impegno e alla sfida, come quelli della mia amica di sempre: Giusy Barbagiovanni.
Anna Maria Noto Cannizzo, ex docente: quando arrivi all’ultima pagina del libro di Giusy Barbagiovanni “…UNA VITA TRA LE FIGURE ANIMATE” ti sembra che stai uscendo da un sogno. In realtà vorresti rimanere ancora in compagnia dell’artista che ti prende per mano e ti conduce attraverso i meandri delle sue opere dove, come dice Massimo Centini, si assiste alla “fusione delle proprie conoscenze con l’illimitato apporto delle sue genialità”. Impossibile non rimanere colpiti dall’entusiasmo per la sua continua ricerca del nuovo o comunque di tutto ciò che accresce il suo desiderio di rinnovarsi. Impossibile non rimanere toccati dal commovente affetto per i suoi e per sua sorella Mariù. Giusy Barbagiovanni è come il cuore pulsante di una stella le cui braccia conducono verso un nuovo fantastico accattivante mondo legato alle arti figurative e in particolare alla teatralità delle marionette studiate nei vari paesi orientali. Questo suo interesse “per le culture ‘altre’ del mondo” la porta ad affermare: “Il fascino per ‘l’altro’ che pur essendo diverso da noi, in qualche modo ci appartiene”. Si rimane coinvolti e scatta un brivido di emozione quando Giusy, nel suo impegno come docente, avendo “sempre cercato di stimolare gli allievi a divenire essi stessi protagonisti, esercitando attività e iniziative che li portassero ad apprendere, a modificare i loro comportamenti, a fare scelte”, esclama: “Non solo marionette ma anche pedagogia, che passione!”. Nel racconto “I figli del Drago” riferendosi ai “segreti delle arti” che il tempo ha fatto dimenticare , si legge: “Tuttavia, ancor oggi, nel cuore di alcuni uomini, palpita una scintilla di quel fuoco sacro, che li spinge a forgiare la materia in miriadi di forme”. In “Miriadi di stelle” Grande Vecchio si stacca dalla tribù degli Uomini Antichi in quanto i discendenti “avevano dimenticato i grandi Riti, le leggi degli Antenati: la loro anima era muta”. E quando Grande Vecchio si siede per riposare, gli viene sussurrato : “Il Grande Artefice ha creato le mani degli uomini affinché la loro anima non restasse muta”. Questa è la missione di coloro che, come Giusy Barbagiovanni, fanno dell’Arte la loro ragione di vita e che generosamente la condividono con tutti noi. Grazie Giusy!