Riceviamo dalla professoressa Antonietta Sammartano, Presidente onoraria UNIMA, questo interessante contributo:
Dopo Musica e marionette (Ananke 2003) e Le identità del corpo – Viaggio nell’antropologia della danza. (Ananke 2006), Giusy Barbagiovanni , in questo ultimo lavoro, Una vita tra le figure animate, ripercorre la sua vocazione artistica, che coincide proprio con la sua vita e la accompagna da quando era bambina e ancora non la lascia. Dai primi ingenui, ma autonomi disegni, dalla manipolazione del pongo e poi, via via,dalla sempre maggior consapevolezza dell’interesse per il teatro (giovanissima è già abbonata allo Stabile di Torino), è portata a scegliere, dopo il diploma, gli studi di scenografia. Se già allo Stabile si era imbattuta nei disegni di Emanuele Luzzati, ora, con compagni di corso come Arturo Brachetti, va ad approfondire i rapporti fra segno, forme,simboli e antropologia. Le bambole, in tal senso, offrono un campo inesauribile di ricerca e confermano un suo antico amore. Sarà facile poi stabilire un nesso fra la bambola e la marionetta,”quello che è la marionetta, nel suo valore simbolico più profondo : un oggetto magico che ci trascina in uno spazio dove non esiste più confine tra il reale e il sogno…”. Il rapporto di Giusy Barbagiovanni con le marionette è affascinante, perché l’autrice ripercorre tutte le sue scoperte, dai “pupi” siciliani di Mimmo Cuticchio e degli altri pupari storici, al rinato incontro a Torino con le marionette Lupi e Gianduja, la stupefatta ammirazione per artisti come Jiri Trnka. E’ un percorso che si intreccia con la musica colta e raffinata, che scopre un’altra faccia del teatro, che apre a mondi sconosciuti e quasi misteriosi. Non paga di queste esperienze Barbagiovanni si è cimentata anche con le incisioni e inoltre ha dato vita a un’altra forma espressiva, quella del “libro animato”, o “libro d’artista”, creando una collana di libri d’artista: “Arteatrale”dove la fantasia si sposa con gli strumenti più vari, fra i quali predomina il tessuto. Il tessuto come “metafora della creatura umana e del creato”, torna con squisite valenze culturali nei “teatrini”, per interpretare, fra le varie opere, La Turandot di Puccini o il Flauto magico di Mozart. Il Flauto magico è anche il soggetto, fra gli altri, delle raffinate e sorprendenti “Wunderkammer” a cui dedica la sua creatività Barbagiovanni. Sono preziose ed elaborate interpretazioni di opere liriche, realizzate con lo spirito tardo-rinascimentale che le aveva ispirate, e raccolgono, in una sorta di “scatola delle meraviglie”, gli elementi di suggestione relativi all’opera che si vuole ricordare. Insieme alle “sculture-Teatro” queste “Wunderkammer”costituiscono un piccolo prezioso museo dell’opera lirica. Non poteva mancare in una ricerca così ricca l’interesse per il Teatro d’ombre, che Barbagiovanni ha utilizzato anche nella sua attività di docente, suscitando, oltre l’interesse storico ed estetico, anche le capacità comunicative e creative dei suoi allievi. Quello che sorprende in questo percorso artistico così ricco e multiforme, è la gratitudine e il ricordo che Giusy Barbagiovanni esprime, nel raccontare la sua vita di artista, nei confronti di tutti coloro che ha incontrato, insegnanti, professori, colleghi, artisti o cultori del teatro. Sembra quasi che l’eccezionale espressione del la sua personalità creativa le sia stata trasmessa in gran parte dai tanti stimoli ricevuti. Un segno di generosità piuttosto inconsueto nel narcisistico mondo degli artisti, che ci fa amare ancora di più questo prezioso documento e la sua autrice.