25 aprile 2020 – Giusy Barbagiovanni

Pubblichiamo il contributo della prof.ssa Enrica Marino

Ero una ragazzina di prima media quando, con la mia famiglia, per la prima volta visitai, sulla collina di Cimiez, a Nizza, il Musée National Message Biblique Marc Chagall. Poi, parecchi anni dopo, per ben due volte, entrai nella casa-museo di Fortunato Depero a Rovereto. Ecco perchè ne “Il viaggio di Camilla” racconto fantastico di Giusy Barbagiovanni mi sono subito ritrovata con naturale piacevolezza, dal momento che l’autrice, ispirandosi a due maestri, a lei particolarmente congeniali, ha saputo mirabilmente ricreare e presentare, a chi legge, una vera e propria scena teatrale che sorprende, incuriosisce e coinvolge in un turbinio di personaggi arcobaleno, gioiosamente comunicanti nella loro stravagante unicità e simpatia.

Prof.ssa Enrica Marino, ex docente di Lettere nella Scuola Superiore

07 febbraio 2020 – Luisella Urietti

Riceviamo dal Maestro Stefano Burbi, compositore e direttore d’orchestra, questa recensione:

Diciamo la verità, chi di noi non ha mai desiderato che la propria vita avesse una svolta, che ci fosse, in positivo, si intende, un cambiamento?
Lo chiediamo a Dio, perché riteniamo che solo lui possa intervenire in modo efficace e nostro Signore sceglie uomini e donne come suoi strumenti, e non sempre noi riconosciamo le persone che potrebbero aiutarci o comprendiamo i segni che riceviamo sul nostro percorso terreno.
Luisella Urietti, di lavoro, aiuta a trovare la forza che è in noi, ma che spesso ignoriamo di possedere o non sappiamo usare. Possiamo considerarla una preziosa risorsa che il destino, o, se preferite, se, come me, credete, Dio mette sulla nostra strada.
Luisella ci mostra la via, ma poi dobbiamo percorrerla noi, ed il suo libro è un mosaico di storie di persone che hanno avuto l’umiltà di chiedere aiuto, perché si sono rese conto che, da sole, non ce l’avrebbero mai fatta: un bel passo avanti , in una società che troppo spesso predica efficienza, ostentazione di forza ed autosufficienza. No, non siamo onnipotenti: nessuno lo è.
Ognuno di noi dipende dagli altri, in un modo o nell’altro, e non è, questo, un segno di debolezza, ma la semplice constatazione dell’esistenza di un problema che è più grande di noi, il primo passo verso la “guarigione”, perché solo riconoscendo di essere malati si può iniziare un percorso virtuoso che porta alla sconfitta della malattia.
La stessa autrice cita una frase tratta dalla letteratura sulla saggezza orientale ( “Quando l’allievo è pronto, il maestro arriva”) che meglio di ogni altro discorso esprime la necessità di prepararsi al cambiamento con umiltà e determinazione.
Ed ecco che, direttamente dal grande libro della vita, escono fuori le storie autentiche di personaggi veri: Ernesto, divorziato, senza amici, reduce da un licenziamento all’estero e tornato in Italia come l’ombra di se stesso, rinato grazie alle sedute con Luisella tanto da ritrovare un insperato e clamoroso successo a livello professionale; Esther, accompagnata per mano in percorso doloroso che però si conclude con il ritrovato equilibrio fra vita privata e professionale; Giuseppe, capace di realizzare i suoi sogni grazie all’allenamento guidato dalla scrittrice che si definisce orgogliosa di averlo “allenato” per raggiungere i suoi obiettivi.
Storie a lieto fine. Ma il bello è che, contrariamente a quanto sembrerebbe, non sono favole, ma la realtà. Luisella ci dice proprio questo: la vita può cambiare, se lo vogliamo veramente, senza formule magiche o miracoli, ma con la potenza della volontà e la capacità di attingere alle nostre risorse più nascoste. Il libro ci dice che tutti, volendo, possiamo trovarle in noi.
In un mondo in cui, anche sul web, tutti cercano istruzioni per l’uso delle cose più disparate, finalmente un libro che è un vero e proprio manuale della vita.
Tutti pensiamo di non averne bisogno, ma questa lettura ci suggerisce esattamente il contrario.
Alla fine della lettura, si può solo dire “grazie” a Luisella di averci ricordato che le cose possono cambiare. Basta volerlo. Nessuno può cambiare il mondo, ma tutti possono cambiare se stessi, dunque, il proprio mondo.

31 gennaio 2020 – Gary Geddes

Il professor Alfred Corn ci ha inviato questo giudizio:

“I am grateful to Impremix and Angela d’Ambra, a brilliant and fine-tuned translator of contemporary anglophone poetry into Italian, for introducing me to the work of Canadian poet Gary Geddes. His original and carefully wrought poems are a signal discovery, and I look forward to others he will produce.”

22 gennaio 2020 – Gary Geddes

Gradita recensione sul blog di Peter Cowlam https://petercowlam.petercowlam.one/2020/01/25/selected-poems-from-on-being-dead-in-venice-by-gary-geddes-translated-by-angela-dambra-reviewed-by-peter-cowlam/

15 gennaio 2020 Maria Teresa Carpegna

Riceviamo dalla dott.ssa LuisellaUrietti questo contributto che volentieri pubblichiamo:

Leggendo questo libro ho avuto la sensazione di spalancare la finestra su una soleggiata giornata invernale: aria frizzante, neve sugli alberi e odore di aghi di pino. 

Sensazioni semplici e forti, che spesso ci portiamo dentro dall’infanzia e che ci seguono per tutta la vita.

E così, accompagnata da questa luce, ho seguito i molteplici protagonisti, impegnati in varie faccende e dilemmi. Racconti molto differenti fra loro, per questo ancora più apprezzabili e speciali. Discreti, gentili e sinceri mi hanno tenuto compagnia per parecchie sere, fino a quando ho controllato quanti ne rimanevano… solo più uno.

Erano tanti anni che non provavo il desiderio che un libro non finisse, che ci fosse ancora qualche pagina…

Sono certa che la semplicità sia fra le qualità umane più imporranti: ci permette di godere di quei momenti intensi, letti o vissuti, che lasciano un segno dentro di noi. Non sono solo  parole, ma descrizioni di ambienti e paesaggi nei quali si muovono le emozioni di “viaggiatori” di varia natura (lettori, scrittori e personaggi narrati), tutti alla ricerca di quel qualcosa che ci ci fa battere più forte il cuore e ci fa sentire vivi.

Proprio come una boccata di aria fresca In un semplice giorno d’inverno.

12 gennaio 2020 – Barbara Castellaro

Lo straordinario omaggio alla memoria de “Le voci del silenzio”

Pubblicato il 12 Gennaio 2020 in CULTURA E SPETTACOLI da ilTorinese

ll libro “Le voci del silenzio” mi ha fatto volare sulle ali dei ricordi, dei dolci e dolorosi avvenimenti di una lontana collina degli oleandri che guarda con malinconia il viola del mare di Sibari. I ricordi, le persone, le vite vissute intensamente e poveramente che volano, nelle pagine del libro di Barbara Castellaro, nell’aria come le lucciole e non hanno confini geografici, hanno dentro solamente venti a volte gelidi, a volte dolci che ti sfiorano, ti accarezzano il cuore. Barbara Castellaro, raccontando la sua “spoon river” canavesana, ha scritto un libro splendido che persino i cuori più duri, sono sicuro, leggendolo hanno versato almeno cento, mille lacrime. Mentre lo leggevo, vedevo nella mia mente le ombre sorridenti di tutte le mie, le nostre, persone care che nel corso della mia vita mi hanno lasciato, ci hanno lasciato, e che noi con testardaggine continuiamo a ricordare, ad accarezzare come se fossero ancora con noi, tra di noi, come le farfalle che non muoiono mai, come ha ricordato Barbara nel suo esergo. Mi fermo, per riprendere a voce ed elencare anche tutti i pregi letterari di questo suo splendido  diario – libro che mi ha emozionato e non lo nego, anzi ne vado fiero, in alcune pagine ho bagnato le pagine con lacrime calde di ricordi e di pura emozione, perché ha reso un grande omaggio ai nostri nonni, ai nostri genitori, ai nostri amici che non conoscono spazi geografici, anche perché hanno gli stessi volti, forse anche le stesse vite e che ci hanno regalato lo stesso amore, la stessa dedizione.

Franco Esposito

(poeta, direttore della rivista Microprovincia)

04 gennaio 2020 – Roberto Magri

dalla pagina FB di Roberto Magri, Silvana Cimieri ci invia questo interessante contributo:

Mi mancano poche pagine alla fine del romanzo/biografia di Roberto Magri, “Le radici del mio essere”. Solitamente noiose le biografie, non questa. La leggi senza alcuna noia, con la sensazione di stare all’aria aperta, seduti magari su un masso di montagna in una giornata di sole a sentire parole semplici che come in un puzzle compongono non solo la sua, ma più vite a lui care, senza le quali non esisterebbe la propria. A Roberto oggi ho avuto modo, d’impulso, come mio solito fare, dirgli che il suo racconto mi riportava ad un altro romanzo letto una settimana fa: “Sotto la stella d”autunno” di un autore norvegese, nato 100 anni prima di lui (esattamente 101) , tale Knut Hamsun. Roberto mi ha chiesto il perché, e la mia risposta semplicemente è stata che la sua scrittura sembrava d’altri tempi. Ora nella tranquillità del mio divano, ripensando al motivo, rivedo in entrambi il conflitto interiore e ricerca di realizzazione e cosa più importante è che la natura per loro è condizione necessaria alla vita. Il rapporto con la montagna per Roberto è essenziale. Ed è il titolo stesso della biografia con la parola radici ad annunciarlo. Consiglio la lettura di entrambi naturalmente. Buona lettura

12 dicembre 2019 – Bruno Pittatore

La storia di Bruno Pittatore dalle Langhe alla Torino industriale

in Cosa succede in città

Bruno Pittatore

L’evento è promosso dall’Istituto Gramsci e dalla Fondazione Vera Nocentini. Dopo l’introduzizone di Gianguido Passoni e i saluti di Marcella Filippa, interverranno con l’autore – moderati dal giornalista della Rai Stefano Tallia – Enrico Galimberti ed Ettore Durbiano. L’autore, raccontandosi in questo libro intervista accompagna il lettore attraverso il “secolo breve” fino a lambire gli eventi più recenti della storia del nostro paese. È la vicenda di un militante comunista del tutto originale, che ha iniziato il suo percorso come operaio, terminando come imprenditore. Un uomo che ha potuto osservare la politica da diverse angolazioni restando sempre dalla stessa parte. Nato nel settembre del 1928 a Barolo, nelle Langhe, figlio di mezzadri Pittatore durante la guerra partigiana, conosce i capi della Resistenza nelle Langhe. Giovanissimo iscritto alla Federazione Giovanile Comunista Italiana, nei primi anni Cinquanta ne diventa un attivo militante e, dopo il licenziamento dalla FIAT Materiale Ferroviario per motivi politici-sindacali, funzionario con incarichi in varie parti d’Italia. Tornato a Torino, nel 1959 diventa segretario della 13a sezione PCI (Oltrepò) e pochi anni dopo della 9a (Barriera di Milano). In quegli stessi anni intraprende l’attività in proprio e, da piccolo imprenditore prima e da dirigente d’azienda poi, viaggia nei Paesi del blocco comunista, fa parte della commissione “Ceti medi” del PDS e fonda il circolo culturale “Efesto”, luoghi di confronto sui temi dell’economia e del lavoro negli anni della transizione dal PCI al PDS ai DS. Tutt’ora attivo, non manca di partecipare alla vità sociale e politica torinese, frequentando la sede provinciale del PD di via Masserano.

M.Tr.