09-09-2018 Elena Piantoni

Presentazione della storia del Piccolo Principe alla 43° Festa Popolare di Mediglia. Qualche riflessione inviataci dall’autrice, Elena Piantoni:

Cari amici,

iera sera siamo andati a presentare la storia del Piccolo Principe ad una festa popolare organizzata da amici.

È stato bellissimo!

Vi allegato la foto più bella della serata, più bella di tutte le parole usate… più bella… perchè riflette ciò che è il cemento del Piccolo Principe: un’amicizia.

Vera, libera, semplice.

E quindi con dentro tutte le sue contraddizioni, i litigi, le cadute e le ripartenze.

È sempre così paradossale questa storia che lascia noi e chi ci ascolta spettatori di qualcosa che si guarda con… con… attesa.

Ecco, sì, questa è la parola che mi trovo addosso stamattina.

Attesa.

Un’amica ha fatto questa domanda quando abbiamo aperto il dialogo: “Non ho capito il legame tra la Compagnia del Santo Bevitore e quella del Piccolo Principe? Come è successo?”.

Non ho potuto che rispondere la verità…non lo so.

Il fatto che Dio abbia usato il mio amico zingaro e tutta la sua storia per tirare fuori il Piccolo Principe mi è oscura.

Se non in un punto che comincio appena ad intuire: qualche volta Dio usa dei metodi particolari per arare il terreno su cui vuole seminare, per rendere la terra morbida e pronta. Soprattutto con le teste dure come la mia.

Quando non capivo cosa volesse Dio dopo la fuga di Manuel ho pianto così tanto che quasi maledicevo Dio per quelle lacrime…e p. Franco una volta mi ha detto: “Lascia che il Signore possa arare il campo come vuole. Sta preparando la semina”.

Attesa.

Ogni seme ha la sua.

Come l’amicizia tra me ed Ines…per fiorire così come si é visto ieri sera ha avuto bisogno del suo tempo.

O come…vedete, ieri sera mio papà ha pianto dall’inizio alla fine della testimonianza, era davanti e quindi lo vedevo. Non riusciva a trattenersi.

E io tornado a casa pensavo a quelle lacrime…non so se possiate immaginare cosa voglia dire avere una figlia come me soprattutto quando la mia testa non aveva ancora quel briciolo di stabilità che si intravede oggi…sì, quelle lacrime erano, senza saperlo, il suo ringraziamento a Dio per aver custodito un seme che sembrava destinato a rompersi e morire…che invece è fiorito.

Attesa.

Se non si aspetta o si manipola il seme…prima o poi muore.

Chissà cosa può aver preparato oggi Gesù per farmi…farci…con stupore gridare: “Ecco, è il Signore!”.

Buona attesa.

Elena

28-07-2018 Cinzia Morone

Nel corso della rassegna “Libri in terrazza”, a cura della biblioteca comunale di Coazze.

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22-07-2018 Rosanna Caraci

Bianca torna, nella splendida cornice del Cafè Neruda…

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10-07-2018 Rosanna Caraci

Alla libreria Belgravia, ospiti da Luca Nicoletti, partecipata presentazione con le insegnati dell’Istituto Plana…

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26-06-2018 Rosanna Caraci

Torna al Circolo dei Lettori, organizzata dalla Commissione Regionale Pari Opportunità, la storia di Bianca…

17-06-2018 Impremix

anche quest’anno siamo presenti in via Valobra a Carmagnola alla manifestazione “Portici da leggere”…

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10 aprile 2015 – Umberto Cavallaro

Alla libreria il Cammello di Nichelino, l’affascinante storia della conquista dello spazio.

05-06-2018 Mario Dino

premiazione e presentazione del volume alla presenza delle Autorità e di centinaia di piccoli protagonisti accompagnati da insegnanti e genitori…

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30-05-2018 Pier Giorgio Betti

A Palazzo San Celso, in via del Carmine 13, a Torino, intervengo, con l’autore, Giovanni De Luna, storico,  Renato Appiano, Vicepresidente ANPI Provinciale Torino.

30-05-2018 Edgardo Rossi

Dopo la presentazione al Salone del Libro di Torino, prosegue a Settimo Torinese l’avventura de “Il giorno della rivoluzione delle logiche parallele”…

18-05-2018 Sante Bajardi

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Passioni e lotte civili

“Dal dire al fare”, l’autobiografia di Sante Bajardi

di ilTorinese pubblicato venerdì 18 maggio 2018

S’intitola “Dal dire al fare. Ricordi di un uomo impegnato” ed è l’autobiografia di Sante Bajardi, uno dei protagonisti più rilevanti della vita politica e amministrativa del Piemonte nel secondo dopoguerra. Il libro, edito dalla torinese Impremix, è stato presentato nella sala Viglione di Palazzo Lascaris davanti ad un pubblico attento ad ascoltare le numerose testimonianze di chi ha condiviso con Bajardi passioni e lotte civili negli ultimi decenni. Basata su una lunga intervista a cura di Mirella Calvano e Giovanni Romano, con una prefazione del costituzionalista e parlamentare Andrea Giorgis, la vicenda umana, politica e istituzionale di Bajardi si snoda per 180 pagine ricche di riflessioni, anedotti e ricordi. Una storia appassionante quella del protagonista, dall’antifascismo alla guerra partigiana, alle grandi sfide di solidarietà e uguaglianza del dopoguerra, agli anni della riorganizzazione del Servizio sanitario, alla creazione del CIPES,  il comitato per la promozione e l’dducazione alla salute.

Prima imparare poi mettere in pratica quello che si è capito”: questo è sempre stato il principio ispiratore di Bajardi. Nato a Torino il 1° maggio del 1926, iniziò a lavorare come operaio metalmeccanico in giovanissima età, studiando di sera fino ad ottenere il diploma all’Istituto Amedeo Avogadro. Durante la seconda guerra mondiale Bajardi prese parte alla Resistenza nelle formazioni SAP torinesi della Barriera di Nizza e negli anni dopo la liberazione  collaborò con l’amministrazione cittadina, attraverso le organizzazioni giovanili unitarie. Negli anni ’50 fu tra i più attivi dirigenti del PCI a Torino e Ivrea, nel Canavese e nel Pinerolese, tra i lavoratori  di aziende come l’Olivetti, la Chatillon, la Riv di Villar Perosa e tra i minatori della Talco Grafite in Val Germanasca. Dalla sua esperienza con i lavoratori della tristemente nota IPCA (Industria Piemontese dei Colori di Anilina) di Ciriè, prese spunto  il suo mai interrotto impegno per le politiche per la salute negli enti locali dov’è stato consigliere e assessore – da Grugliasco a Torino –  fino al CIPES di cui è presidente onorario. Dal 1975 al 1980 ricoprì gli incarichi di vicepresidente della Giunta regionale del Piemonte e di assessore regionale ai trasporti e alle opere pubbliche, e nei cinque anni successivi venne nominato assessore alla Sanità. E’ difficile riassumere la storia di quest’uomo che ha attraversato da protagonista le vicende piemontesi di oltre mezzo secolo e l’unico modo per averne la piena consapevolezza è leggere quest’intervista-racconto che si presenta come una delle più belle e intense testimonianze di chi ha fatto della passione civile la bussola della sua vita e del suo impegno.

Marco Travaglini